OSPEDALE PSICHIATRICO DI TERAMO Storia della Sanità Locale
OSPEDALE PSICHIATRICO DI TERAMOStoria della Sanità Locale

L'OSPEDALE SANATORIALE

di Fabrizio Primoli

 

La data di nascita dell'Ospedale Sanatoriale Alessandrini-Romualdi fu quella del 14 luglio 1934, coincidente con la solenne inaugurazione del nuovo complesso ospedaliero voluto dalla Congregazione di carità e sostenuto dalla generosità di illustri benefattori.

 

Questa nuova istituzione, che veniva ad aggiungersi alle altre già operanti sul territorio, fu una autentica rivoluzione per Teramo, poiché la pose senz'altro all'avanguardia nel campo della diagnosi e del trattamento specialistico delle patologie dell'apparato respiratorio e, in particolare, della tubercolosi.

 

Il primo passo concreto in direzione di tale alto obiettivo fu compiuto il 23 febbraio 1912 da Filippo Alessandrini, illustre e munifico cittadino, che con proprio testamento olografo volle destinare alla Congregazione di carità la somma di 50.000 lire, esprimendo contestualmente il desiderio che la consorte e sua erede, Giuditta Romualdi, destinasse l'intero patrimonio familiare all'istituzione di un'opera pia avente lo scopo di assistere e curare gli indigenti affetti da tubercolosi nel territorio della provincia di Teramo. Alla scomparsa di quest'ultima, il giorno 8 aprile 1920, venne data lettura del relativo testamento olografo, redatto il 2 novembre 1919, attraverso il quale aveva disposto, conformemente alle volontà del defunto marito, che tutto il patrimonio fosse destinato all'erezione di un Sanatorio per il trattamento della tubercolosi.

 

Le ceneri di Filippo Alessandrini sono oggi conservate a Civitella del Tronto, in un'urna che lui stesso fece realizzare, al di sotto della quale è posta un'opera scultorea dell'artista Pasquale Morganti che lo ritrae. Una incisione scolpita nella pietra reca il ricordo di Filippo Alessandrini, affinché «nel volger dei tempi e delle cose, s'animasse al palpito inestinguibile del suo tenace spirito propulsore».

 

A tale nobile iniziativa dei coniugi Alessandrini e Romualdi si associò, il 31 gennaio 1921, un altro illustre benefattore, Pasquale Ventilj, che con atto notarile donò la somma di 50.000 lire al fine di incrementare le risorse già destinate dai coniugi Alessandrini-Romualdi all'istituzione del Sanatorio. Seguì l'esempio ancora un altro cittadino benefattore, Enrico Bernardi Petrini, che elargì allo scopo la somma di 200.000 lire. Il patrimonio complessivo così alimentato raggiunse la cifra di 1.695.956,75 lire.

 

Una grande lapide posta ancora oggi all'ingresso dell'Ospedale Sanatoriale, dettata in occasione dell'apertura ufficiale della struttura dallo storico e bibliografo teramano, Prof. Luigi Savorini, così ricorda la storia di questo Istituto:

 

 

 

BASTARONO QUATTRO CUORI GENEROSI

 

FILIPPO ALESSANDRINI

GIUDITTA ALESSANDRINI-ROMUALDI

PASQUALE VENTILJ

ENRICO BERNARDI PETRINI

 

ED UNA TRINCEA FU AVANZATA NELLA GLORIA PURA DEL SOLE

IN DIFESA DELLA SANITÀ DELLA STIRPE

A CURA DELLA CONGREGAZIONE DI CARITÀ DI TERAMO

SOTTO GLI AUSPICI E CON L'AUSILIO DEL LITTORIO

 

A QUESTO FASCIO DI SANTE VOLONTÀ

CONCEDA IDDIO DIUTURNA BENEDIZIONE

PER LE BATTAGLIE DI OGGI

E PER LA VITTORIA DI DOMANI

 

1934

 

 

 

La Congregazione di carità, raccogliendo le istanze dei quattro benefattori e facendosi portavoce e interprete del progetto, deliberò l'incameramento di tale somma e formalizzò l'istituzione della Fondazione Filippo Alessandrini e Giuditta Romualdi, che successivamente troverà sede legale proprio all'interno del nuovo Sanatorio. La Fondazione venne dunque riconosciuta quale ente morale con regio decreto del 10 gennaio 1924.

 

L'incarico di redigere il progetto esecutivo per la realizzazione del nuovo complesso sanatoriale venne contestualmente affidato, da parte della Congregazione di carità, all'architetto romano Gaetano Galli. Fu individuata l'area definita Colle Sansonesco, nel comune di Torricella Sicura, quale ideale per l'installazione di una struttura sanitaria di tale tenore, collocandosi a 750 metri di altitudine e a 13 km di distanza dal Capoluogo. Consulenti del progetto furono altresì il Dott. Francesco Sirleo e l'Ing. Marco Amendolagine (entrambi in servizio presso la Direzione generale della sanità pubblica del Ministero dell'Interno), nonché il Prof. Alfonso Di Vestea (docente presso l'Università degli Studi di Pisa).

 

Approvato il progetto Galli, la cui spesa preventivata ammontava a poco meno di tre milioni di lire, la Congregazione di carità appaltò dunque i lavori sul finire del 1927, ma già dalla primavera dell'anno successivo improvvise difficoltà tecniche, in particolare sulla stabilità del terreno e sulle fondazioni degli edifici, evidentemente non risolvibili, costrinsero all'abbandono del progetto e al conseguente abbandono anche del sito di Colle Sansonesco.

 

L'incarico di approntare un nuovo progetto venne quindi affidato dalla Congregazione di carità all'ingegnere teramano Alfonso De Albentiis, già autore nel territorio provinciale di numerosi edifici di carattere pubblico e privato e già direttore dei lavori nel corso degli interventi di realizzazione del suddetto progetto Galli in località Colle Sansonesco. Il sito scelto dal progettista per collocarvi il nuovo Sanatorio cadde all'interno del territorio del Capoluogo, in località Fonte della Regina (così denominata per la presenza dell'omonima sorgente che verrà ad alimentare, oltre al nuovo complesso, anche altre fontane e zone urbane poste a valle), corrispondente all'attuale quartiere di Villa Mosca, area nella quale successivamente sorgerà l'intero polo ospedaliero teramano. Una serie di espropri, rapidamente avviati, rese conseguentemente disponibile l'area per il nuovo scopo.

 

Il costo complessivo del progetto De Albentiis venne quantificato in 2.761.800 lire, che tuttavia aumentarono considerevolmente alla luce della necessità di dotare le nuove strutture di tutte le opere richieste all'uopo: impianto elettrico, termico, idrico e sanitario, nonché le attrezzature e le dotazioni scientifiche, oltre che i servizi primari quali cucina, lavanderia, ascensori e montacarichi. L'impianto di riscaldamento, le caldaie a carbone, i caloriferi e i sanitari furono realizzati dalla ditta milanese Ing. G. De Franceschi & C. L'impianto idrico, le condutture e tutte le altre canalizzazioni vennero realizzati dalla ditta DGM, anch'essa di Milano.

 

Il progetto previde la realizzazione di un padiglione centrale su tre piani, dotato di un fronte di 148 metri e di ampie aperture al fine di consentire l'effettuazione dell'elioterapia all'interno e all'esterno del fabbricato, nonché di una serie di edifici satellite, destinati ad accogliere l'alloggio del Direttore, il garage e la camera mortuaria, i servizi tecnici generali e i degenti di sesso maschile affetti da patologia tubercolare e, al contempo, psichiatrica (quest'ultimo padiglione venne aperto nel 1945 e successivamente chiuso nel 1979, a seguito del progressivo decremento del numero dei pazienti trattati). Analogo settore per i degenti di sesso femminile fu attrezzato nel 1957 al piano terra del padiglione adibito ad alloggio del Direttore (anche quest'ultimo settore, come quello maschile, venne soppresso nel 1979). Le ampie aree esterne vennero sistemate a giardini, nella zona più prossima al padiglione centrale, e a pineta nell'area più distante. Un edificio isolato, collocato nella pineta, venne inoltre previsto per l'alloggio del forno inceneritore, collegato attraverso una galleria sotterranea al padiglione della centrale termica, posto a ridosso del padiglione dei servizi tecnici generali. Il padiglione principale, nel corso di lavori di ristrutturazione eseguiti nel 1986, venne ampliato attraverso l'aggiunta di due ulteriori corpi di fabbrica in cemento armato inseriti posteriormente alle estremità dell'edificio e di un corpo edificato a lato del braccio trasversale di collegamento tra il padiglione principale e quello posteriore. Un serbatoio sotterraneo permetteva l'accumulo e la conservazione delle acque sorgive della Fonte della Regina, che era situata proprio nell'area del complesso, sufficienti per i bisogni nosocomiali e per l'alimentazione di fontane pubbliche poste a valle.

 

Inaugurato, come ricordato, il 14 luglio 1934, il nuovo Ospedale Sanatoriale Alessandrini-Romualdi, così come volle denominarlo la Congregazione di carità in memoria dei coniugi che più di altri si adoperarono per l'erezione di tale Istituto, entrò in esercizio in giorno successivo. I primi degenti della struttura furono trasferiti dal reparto di Medicina dell'Ospedale Civile Vittorio Emanuele III, anch'esso da poco inaugurato nella sua nuova sede di Viale XX Settembre (attuale Viale Francesco Crucioli).

 

All'interno della struttura venne istituito un laboratorio artigianale nel quale i degenti potevano prestare la propria attività, alternativamente al servizio di giardinaggio nelle aiuole dinanzi alla facciata principale dell'edificio. Fu aperta anche una scuola popolare per i lungodegenti. Per consentire lo svago, oltre alle passeggiate nell'ampia pineta, furono aperte una sala da biliardo (adattando all'uopo uno dei due refettori del corpo trasversale di collegamento tra i padiglioni) e una sala cinematografica (posta al piano terra, a metà dell'ala est del padiglione principale), quest'ultima gestita dall'imprenditore Ottorino Triozzi, già gestore del Cinema Apollo a Teramo e, a decorrere dall'estate del 1938, anche del Teatro Comunale.

 

Questi erano, in buona sostanza, gli unici spazi comuni all'interno dell'Ospedale Sanatoriale: per il resto, l'intera struttura era divisa in aree maschili e aree femminili. Al primo piano le prime, al piano superiore le seconde. All'ultimo piano del padiglione principale (nei due corpi laterali sopraelevati) si trovavano gli alloggi del personale medico con le rispettive famiglie e del personale infermieristico, mentre il secondo piano del padiglione dei servizi tecnici generali ospitava l'alloggio delle suore dell'ordine delle Piccole suore della Sacra Famiglia, che sin dal 1934 erano state chiamate dalla Congregazione di carità a prestare servizio nell'Ospedale Sanatoriale. In particolare, al personale religioso era affidato il ruolo di caposala per ciascun reparto.

 

Anche l'ampia pineta venne divisa in un settore maschile e un settore femminile, separati da una robusta recinzione metallica della cui presenza resta ancora oggi qualche traccia nel parco. All'ingresso esterno del complesso ospedaliero, posto sull'attuale Viale della Resistenza, un piccolo padiglione posto a lato del cancello principale, esistente fino a qualche tempo fa e oggi sostituito, fungeva da portineria e guardiania. Oltrepassato il cancello e percorso il corto vialetto a monte di esso, spiccava in primo piano un grande fascio littorio su tre aste metalliche verticali, posto su un basamento in cemento (di cui oggi rimane traccia tra la vegetazione). Dietro di questo, la mole imponente dell'Ospedale Sanatoriale, che da quel punto era visibile solo nel corto lato sud - est, si apriva immediatamente alla vista.

 

L'articolazione interna, come sopra anticipato, era strutturata in quattro reparti: due maschili al piano terra (ala est e ala ovest) e due femminili al primo piano (ala est e ala ovest). In ognuno dei reparti vi erano quattro ampie camerate da 10 posti l'una, tre camerate da 6 posti l'una e tre camere singole per i degenti da tenere in isolamento.

 

La Direzione dell'Ospedale Sanatoriale venne assunta, in prima istanza e per la durata di pochi mesi, dal Prof. Dario Maestrini, già medico in servizio presso l'Ospedale Civile. Il trasferimento di quest'ultimo ad Arezzo, città nella quale fu chiamato a guidare il locale Sanatorio, aprì le porte alla nomina a Direttore del Dott. Oscar Sossi, che mantenne l'incarico solo per qualche mese, determinando dunque nuovamente la vacanza dell'incarico di Direzione dell'Istituto teramano, che fu ricoperto, sempre in via provvisoria e con ripetute proroghe, da tre diversi medici interni all'Ospedale Sanatoriale.

 

Nel mese di agosto 1937, la Congregazione di carità, che a breve sarebbe stata sostituita dal nuovo ente Ospedali ed istituti riuniti di Teramo, bandì il concorso per la Direzione dell'Ospedale Sanatoriale, in esito al quale l'incarico fu conferito al Prof. Carlo Sartori. Fu questo un punto di autentica svolta per l'Istituto, dal momento che il numero dei pazienti ricoverati crebbe considerevolmente e in misura proporzionale allo sviluppo dell'attività scientifica del Sanatorio, che investì anche il settore della chirurgia toracica e che elevò la struttura teramana, che dal 1936 si dotò anche di una attrezzata sala operatoria posta al piano terra (ala est), in assoluta avanguardia fra i centri sanitari italiani per la diagnosi e il trattamento delle patologie respiratorie. L'affermazione della chiururgia toracica e lo sviluppo delle nuove tecniche chirurgiche in ambito polmonare spinsero nel 1950 l'ente Ospedali ed istituti riuniti di Teramo ad istituire, nell'ambito dell'Ospedale Sanatoriale, uno specifico reparto chirurgico, che elevò dunque a cinque i reparti stabilmente presenti nel nosocomio.

 

Come preziosamente riportato dal Dott. Marcello Mazzoni, medico e storico della sanità locale, alla fine della seconda guerra mondiale avvenne un episodio singolare che coinvolse il personale dell'Ospedale Sanatoriale. In base a quanto riferito da Suor Crocefissa, per quasi cinquant'anni caposala di uno dei reparti del nosocomio, tra il Natale e il Capodanno del 1944 vi furono diversi decessi tra i pazienti ricoverati, al punto tale che la camera mortuaria sita nell'apposito, separato padiglione fu presto piena di salme. La notte del 31 dicembre 1944, tuttavia, una forte nevicata rese impraticabili tutte le strade e rese dunque assai difficoltoso il trasferimento dei corpi al cimitero comunale di Teramo. Fu comunque presa la decisione di trasferire ugualmente le salme al cimitero la mattina del 1 gennaio 1945: ben 10 cadaveri furono avvolti da un lenzuolo e posti su un carro che, con estrema prudenza, li condusse a destinazione. Al momento di depositare i corpi, si notò che erano 9, anziché 10 caricati. Si tornò immediatamente indietro, percorrendo la strada a ritroso, e l'ultimo cadavere venne infine trovato, quasi del tutto sepolto dalla neve, a lato della strada che, in prossimità dell'edificio dell'abitazione del Direttore, davanti al quale era sita la bretella stradale di collegamento con il piccolo padiglione della camera mortuaria, virava leggermente sulla destra. Evidentemente la salma, a causa della curva, era scivolata dal carro ed era caduta a terra, nel silenzio più totale, poiché il rumore della caduta era stato attutito dalla neve depositatasi sulla strada. Con l'ausilio degli inservienti del nosocomio, accorsi per caricare nuovamente lo sventurato corpo, anche quest'ultimo fu infine trasferito al cimitero comunale. Sul luogo nel quale la salma scivolò a terra fu in seguito posta una croce metallica fissata su un basamento in mattoni, ancora oggi presente.

 

Durante la piena operatività dell'Ospedale Sanatoriale, la struttura arrivò ad ospitare ben 370 pazienti contemporaneamente. L'originaria destinazione dei piani (piano terra riservato agli uomini e primo piano riservato alle donne), nell'ala est e nell'ala ovest, fu superata e si cercò di alloggiare i degenti ovunque fosse possibile sistemarli dignitosamente. L'apertura della nuova sala operatoria e del reparto chirurgico al piano terra impose, tra l'altro, lo spostamento dei pazienti uomini ai piani superiori. In questo periodo, per l'appunto, l'intero edificio era davvero stipato in ogni stanza.

 

Nel mese di dicembre 1943 l'Ospedale Sanatoriale venne requisito dal comando militare tedesco e messo a disposizione delle truppe per tarapia, ricovero e servizi generali. Durante tale periodo, che si protrasse fino al 14 giugno 1944, la struttura venne letteralmente saccheggiata dai militari tedeschi in ritirata e molte delle attrezzature, così come pure gran parte del mobilio, furono asportate. Cessate le ostilità belliche e rientrati gli edifici in servizio sanatoriale, a causa delle ristrettezze economiche si riuscì a provvedere al completo ripristino delle suppellettili (in particolare dei letti) e delle apparecchiature (con specifico riguardo a quelle radiologiche)  soltanto alla fine del 1952.

 

Nei decenni successivi al secondo dopoguerra, stante l'introduzione delle nuove terapie antibiotiche, il numero dei casi di tubercolosi subì progressive e continue riduzioni, che coincisero con un rapido decremento del numero dei pazienti trattati nel Sanatorio. Il nosocomio, d'altro canto, stante la riduzione sempre costante dei pazienti affetti da tubercolosi, restò pienamente operativo per il trattamento dei pazienti affetti da altre patologie respiratorie, non a carattere tubercolare, trasformandosi di fatto in un centro di pneumologia vera e propria. Situazione che trovò peraltro formalizzazione nel 1968, quando fu istituito ufficialmente il reparto di pneumologia dell'Ospedale Civile Giuseppe Mazzini, collocato tuttavia nei locali dell'Ospedale Sanatoriale, ormai quasi del tutto svuotati per l'esiguo numero di pazienti affetti da tubercolosi.

 

A decorrere dal febbraio 1954, che coincise con la partenza da Teramo del Prof. Carlo Sartori, chiamato a guidare l'Istituto Carlo Alberto Pizzardi di Bologna, la Direzione dell'Ospedale Sanatoriale fu affidata al Dott. Sergio Tomassi e successivamente, dal 21 marzo 1959, al Dott. Vito Filograna.

 

Il giorno 8 dicembre 1959, in occasione di un importante convegno, svoltosi nella sala cinematografica utilizzata anche come aula conferenze, per commemorare il venticinquesimo anniversario dell'Ospedale Sanatoriale di Teramo, l'allora presidente degli Ospedali ed istituti riuniti, On. Tommaso Sorgi, così si espresse in relazione a questa nobile istituzione: «Al ringraziamento più caloroso a quanti hanno contribuito alla riuscita della presente celebrazione, è doveroso accomunare il ricordo e la gratitudine universale verso coloro - magnanimi benefattori, amministratori, sanitari, funzionari, suore, umili ausiliari - che hanno, con la loro generosità, con la loro intelligenza e col loro sudore, fecondato questi venticinque anni di vita dell'Ospedale Sanatoriale.

 

Tutto questo è una testimonianza viva di quanto possa l'amore al fratello sofferente, fiorito nella civiltà cristiana. È motivo concreto perché rinasca la fede nella bontà umana, nonostante la sfiducia generata dalla quotidiana lotta. È garanzia e sprone tonificante per chi lavora a costruire nei corpi e nelle anime un mondo migliore».

 

L'Ospedale Sanatoriale continuò ad operare con estrema efficacia e con eccellenti risultati, elevando Teramo all'avanguardia nel campo della lotta alle patologie respiratorie, sino all'entrata in vigore della legge 12 febbraio 1968 n. 132, che riformò i servizi ospedalieri nazionali.

 

Il nosocomio tuttavia, ormai divenuto centro di pneumologia più che centro sanatoriale vero e proprio, vide nel 1970 il superamento del numero dei degenti affetti da broncopneumopatie rispetto a quelli affetti da tubercolosi. Dieci anni dopo, nel 1980, i pazienti trattati per patologia tubercolare erano solamente 4 nell'intero Ospedale Sanatoriale. Sotto la direzione del Dott. Paolo Tomassini, ultimo Direttore del Sanatorio, che assunse l'incarico nel 1981, i pochissimi pazienti affetti da tubercolosi furono definitivamente trasferiti presso il reparto di malattie infettive dell'Ospedale Civile, così come quelli affetti da altre patologie non tubercolari, anch'essi trasferiti nel 1982 nell'Ospedale Civile, all'interno del quale venne ricollocato il reparto di pneumologia sino ad allora ospitato nel Sanatorio.

 

L'Ospedale Sanatoriale venne definitivamente chiuso nel 1982.

 

I suoi edifici, di proprietà della ASL di Teramo e di recente ristrutturati anche, da ultimo, in occasione dell'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, ospitano oggi l'UOSD Malattie Infettive, la Rianimazione COVID, la Pneumologia COVID e il servizio di terapia sub intensiva per i degenti COVID. La struttura, in esito a questi ultimi interventi, è dunque oggi stata restituita alla sua funzione storica originaria: l'isolamento e il trattamento delle patologie a carattere infettivo. Per tale ragione, l'edificio oggi può a buon diritto essere definito Ospedale Infettivologico.

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