di Fabrizio Primoli
Nel 1931, come già anticipato, a seguito del trasferimento della sezione ospedaliera nel nuovo Ospedale Civile Vittorio Emanuele III, nacque formalmente nei locali del complesso di Porta Melatina, ormai liberati da ogni altro servizio estraneo, l'Ospedale Psichiatrico.
La promulgazione della legge 3 giugno 1937 n. 847, di riforma dell'assistenza sociale e sanitaria nel Regno d'Italia, determinò un nuovo mutamento del quadro istituzionale nel quale venne a trovarsi il nuovo Ospedale Psichiatrico. La normativa di riforma soppresse le Congregazioni di carità e, in loro luogo, istituì in ogni Municipio un Ente comunale di assistenza. Ai Comuni vennero attribuite, in sostanza, tutte le funzioni di assistenza agli indigenti e agli ammalati sino ad allora dirette emanazioni della pietà popolare.
Si trattò di un intervento legislativo di enorme portata, quello del 1937: per la prima volta, dopo secoli, l'assistenza sanitaria venne formalmente svincolata dall'aspetto caritativo e venne invece legata al rapporto, pur se non ancora sancito come diritto vero e proprio, fra cittadino e istituzioni pubbliche. Bisognerà attendere il 1948, con l'entrata in vigore dell'attuale Costituzione, perché il definitivo superamento del binomio assistenza-pietà popolare venga sancito in maniera inequivocabile, configurando la salute quale diritto in capo al cittadino, la cui tutela sarà uno dei precisi doveri dello Stato.
Con l'istituzione degli Enti comunali di assistenza, il personale, i beni, gli archivi e i diritti in capo alle Congregazioni di carità furono soggetti alla ridefinita strutturazione giuridica. Anche il complesso di Sant'Antonio Abate, pertanto, venne assoggettato al nuovo regime.
Assieme all'Ospedale Psichiatrico, rientrarono nell'ambito di competenza della nuova struttura comunale tutti gli altri organismi teramani di assistenza e beneficenza sino a quel momento soggetti alla Congregazione di carità: si trattava, tra gli altri, dell'Orfanotrofio maschile Domenico Savini (sito in locali appositamente edificati in Corso di Porta Romana), dell'Orfanotrofio femminile Ottavia Caraciotti (sito in Via Nicola Palma), della Casa di riposo Ottavia Caraciotti, della Fondazione Pasquale Ventilj e della Fondazione Filippo Alessandrini e Giuditta Romualdi (sita presso l'omonimo Ospedale Sanatoriale in località Villa Mosca).
Per garantire maggiore efficienza operativa e amministrativa, uno dei primi provvedimenti assunti dal nuovo Ente comunale di assistenza, con apposita deliberazione adottata nel 1938, fu quello di riunire in unico gruppo queste preesistenti opere pie, assieme ad altre di successiva realizzazione, quale il Brefotrofio provinciale (sito nell'edificio un tempo adibito a Casa di cura Villa Maria), letteralmente «decentrando», come si esprimevano i provvedimenti amministrativi del tempo, le funzioni ad organismi unitari a ciò specificamente deputati: nascevano così gli Ospedali ed istituti riuniti di Teramo, sotto la cui direzione avrebbero operato i singoli istituti da essi dipendenti. Unica eccezione fu rappresentata dall'Istituto Regina Margherita, opera pia che non venne mai annoverata fra gli istituti raggruppati nell'ente Ospedali ed istituti riuniti di Teramo, essendo dotata di amministrazione autonoma. Sarà ad ogni modo questo nuovo ente, d'ora in avanti, che gestirà l'Ospedale Psichiatrico sino alla sua definitiva chiusura.
L'ente era guidato da un Consiglio di amministrazione al quale partecipavano come membri tutti gli amministratori specifici dei singoli istituti gestiti dal nuovo organismo. Venne altresì chiamato nuovamente a sedere nel Consiglio, dopo l'ormai acquisita laicizzazione dell'assistenza sociale e sanitaria, un rappresentante della Chiesa aprutina nella persona del Vescovo o di un suo delegato. Dopo tanto, quindi, la Chiesa rientrava nell'amministrazione dello storico Ospedale che secoli prima aveva istituito, difeso e tutelato.
di Fabrizio Primoli
L'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e la promulgazione della legge 12 febbraio 1968 n. 132 segnarono un altro punto a favore della modernizzazione dell'assistenza sanitaria: la creazione degli enti ospedalieri, cui spettava l'erogazione concreta delle prestazioni sanitarie previo rimborso da parte delle diverse casse mutualistiche (distinte per categoria di cittadini), determinò per forza di cose una embrionale, seppur legislativamente statuita, separazione delle funzioni assistenziali e sociali rispetto a quelle di esclusiva caratterizzazione sanitaria.
Sulla scorta di questi dettami, dall'ente Ospedali ed istituti riuniti di Teramo furono progressivamente scorporati tutti gli organismi privi di finalità esclusivamente sanitarie, che andarono dunque a costituire diversa struttura soggetta direttamente alla Regione Abruzzo, peraltro in quegli anni appena entrata in funzione a seguito dell'istituzione operata con l'avvento della Costituzione repubblicana. Molti di questi organismi, pertanto, confluirono all'interno degli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB).
Gli Ospedali ed istituti riuniti si trovarono comunque, ab origine (ossia dal 1938, anno della loro istituzione a seguito delle decisioni assunte dall'Ente comunale di assistenza, a sua volta istituito l'anno precedente), ad amministrare un patrimonio non avente come unica finalità quella sanitaria. Nell'ambito di questo, il complesso di Porta Melatina venne ad essere formalmente definito quale ospedale di carattere provinciale. In virtù di ciò, fecero capo agli Ospedali ed istituti riuniti di Teramo, tra gli altri:
Quest'ultima, a sua volta, gestiva:
Le opere amministrate dalla Fondazione Pasquale Ventilj vennero dunque trasferite, assieme alla Fondazione stessa, all'interno dell'ente Ospedali ed istituti riuniti a seguito di apposita modifica apportata al proprio statuto e a seguito del recepimento definitivo del trasferimento operato con regio decreto del 21 febbraio 1942.
Unica eccezione, come indicato in precedenza, fu rappresentata dall'Istituto Regina Margherita, opera pia dotata, allora come oggi, di amministrazione autonoma.
Il Consiglio di amministrazione degli Ospedali ed istituti riuniti, a seguito della riforma operata dalla citata legge del 1968, era composto da cinque membri nominati dal Consiglio provinciale e due membri nominati dal Consiglio comunale, oltre che da altri due membri in rappresentanza «degli originari interessi dell'ente» così come specificamente indicato dalla legge. Con riferimento alla plurisecolare storia degli ospedali teramani e ai documenti che nel tempo sono stati prodotti in relazione alla gestione delle varie strutture socio-assistenziali della Città, non è difficile comprendere che gli «originari interessi» vennero chiaramente a coincidere con quelli della Chiesa aprutina, che da sempre si era occupata degli ospedali teramani. Ad essa spettò dunque la nomina degli ulteriori due membri del Consiglio di amministrazione.
A causa dell'elevato numero di degenti nell'Ospedale Psichiatrico e delle strutture di quest'ultimo, sempre meno ottimali, data la vetustà, a garantire le necessarie finalità assistenziali e terapeutiche, all'inizio degli anni settanta, con la ripresa degli interventi edilizi sospesi da tempo nell'area, venne avviata dagli Ospedali ed istituti riuniti di Teramo la graduale procedura di trasferimento dei servizi psichiatrici all'interno di un complesso, la cui opera di realizzazione era stata iniziata nel 1953, salvo poi essere temporanemante sospesa fino ai primi anni settanta, sito in località Casalena e organizzato a padiglioni distinti: questo nuovo complesso, destinato almeno nelle intenzioni a sostituire gli antichi fabbricati di Porta Melatina, costituiva il nuovo Ospedale Neuropsichiatrico, logisticamente progettato con tipologia di villaggio, rispondente alle più moderne tecniche del tempo.
Il nuovo complesso, non appena ultimato, fu destinato in un primo momento ad ospitare la popolazione maschile dell'Ospedale Psichiatrico. I locali originari di Sant'Antonio Abate, pertanto, rimasero dedicati alla sola popolazione femminile, salvo poi procedere al trasferimento di questa in un secondo tempo.
Il previsto trasferimento, tuttavia, non riuscì mai ad essere avviato: l'entrata in vigore della legge 13 maggio 1978 n. 180, la cosiddetta legge Basaglia, sancì la chiusura degli Ospedali Psichiatrici italiani e il loro graduale superamento con strutture di diverso tipo e di diversa ispirazione, suggerite peraltro dalle logiche politiche, sociali, scientifiche e culturali del tempo.
A distanza di pochi mesi, la successiva legge 23 dicembre 1978 n. 833 istituì il Servizio sanitario nazionale e sancì in maniera netta e definitiva il transito verso l'attuale, vigente quadro istituzionale dell'assistenza sanitaria. In virtù di tale legge, tutto il personale, i beni e i diritti già in capo agli Ospedali ed istituti riuniti di Teramo furono trasferiti all'appena istituita Unità locale socio-sanitaria (oggi divenuta Azienda sanitaria locale).
Gli Ospedali ed istituti riuniti continuarono dunque a gestire l'Ospedale Psichiatrico sino al 31 dicembre 1980. Dal giorno successivo, il 1 gennaio 1981, tutti i compiti e le spettanze passarono alla nuova Unità locale socio-sanitaria di Teramo, che assorbì pertanto anche il vecchio ente nato nel 1937.
L'Ospedale Psichiatrico, che nel frattempo si era avviato verso una lunga e graduale dismissione, in ottemperanza alle vigenti disposizioni legislative, chiuse definitivamente il 31 marzo 1998. Più di sei secoli di storia di questo grandioso e storico complesso terminarono così.